lunedì 5 luglio 2010

ANCORA UN BRONZO MONDIALE PER IL KICKBOXER MIMMO D'ELIA


Un anno dopo. Ancora una medaglia di bronzo a livello mondiale. Il francavillese Mimmo D’Elia fa il bis ad Alexandropolis (Grecia) e sale ancora sul terzo gradino del podio mondiale. Disciplina: kickboxing. Categoria: 80 kg. Stessa sorte dello scorso anno a Madrid, stessa eliminazione in semifinale. Dopo essersi sbarazzato di un avversario greco ai quarti di finale (ko tecnico), si è arreso alla forza di un atleta russo (sconfitta ai punti). Un’altra medaglia da aggiungere ad un palmares di tutto rispetto. Il giovane atleta francavillese (classe 1981) vanta diverse vittorie, tra cui il titolo di Campione Italiano Juniores del 1997, la partecipazione come unico italiano all’Oxtagon nel 2002 e la vittoria di 49 incontri su 52 disputati. “Ero andato in Grecia con l’obiettivo di migliorare la posizione dello scorso anno – afferma D’Elia -. Non sono riuscito nell’intento, ma mi accontento di aver riconfermato il terzo gradino mondiale della mia categoria. Il giudizio dei giudici, sicuramente, ha condizionato l’impresa, ma questo è alquanto relativo. E’ stato emozionante rappresentare la bandiera della mia nazione e della mia città a questa competizione. Vorrei ringraziare l’amministrazione provinciale, che mi ha aiutato a sopportare le spese di viaggio e pernottamento in Grecia, e sono ancora più orgoglioso di aver portato questo riconoscimento in contropartita”.
Non si ferma qui l’attività stagionale di Mimmo D’Elia. A fine luglio parteciperà alla “Notte dei gladiatori” che si terrà a Zagabria, in Croazia. “Sono molto lusingato per aver ricevuto l’invito di partecipazione a questa competizione. Mi sto preparando già da ora per arrivare in formissima alla data in modo da poter raggiungere il miglior risultato possibile, anche se è dura sostenere gli allenamenti con questo caldo. Ma non fa niente, per amore di questa disciplina sono disposto a qualsiasi cosa”.
Il sogno di D’Elia, che a 29 anni ha già realizzato famiglia con moglie e due figli, resta quello di poter conquistare il primo posto mondiale proprio nella sua città. “Sì, il mio sogno è quello di poter organizzare a Francavilla Fontana un evento unico, di elevato spessore. Voglio conquistare la cintura WPKA e voglio che questo avvenga nella mia città. Non è facile, perché l’evento comporterebbe ingenti investimenti, che senza l’aiuto di sponsor e amministrazione è impossibile sopportare. Io ci voglio credere, sono fiducioso. Anche con gli sport cosiddetti “minori” si può dare lustro e visibilità alla città e al territorio”.
A livello nazionale,invece, il prossimo impegno è quello del 17 luglio a Montecatini, in Toscana. Un tour de force di allenamenti aspetta l’atleta francavillese, considerando l’impegno balcanico di fine mese.

mercoledì 30 giugno 2010

IL GUERRIERO DELLA TV NON CE L'HA FATTA

Il guerriero ha lottato per l'ultima volta come una fiera orgogliosa, ma i pochi grammi che fanno la nostra anima avevano già deciso di non atterrare assieme al suo corpo. Dalle parti di Terni, così, s'è conclusa l'esistenza terrena di uno dei personaggi più singolari e a suo modo affascinanti dello spettacolo italiano. E ieri, senza strillare, senza listare di lutto isterico chissà quali lagne, mentre i social network traboccavano di messaggi dolcissimi, tutta Italia commentava mogia che «il ragazzo» non ce l'aveva fatta. Quel ragazzo che, uscito dal set casalingo dove era stato consacrato nel cuore di ragazzine e signore mie, aveva sempre preteso di essere se stesso: spaccasassi fuori, intellettualmente curioso dentro.

L'unica volta che ho incontrato Pietro Taricone, mosso dalla curiosità adolescenziale di conoscere questa stella che aveva imparato a brillare della luce propria e non di quella dei divanetti su cui si accomodano i tronisti, lui mi spiegò per filo e per segno la sua concezione della vita. Andava morsa, vissuta senza negarsi il rischio e, se serve, bruciata in un attimo. L'importante, mi disse a proposito della sua passione per gli sport estremi, è non pentirti di ciò che hai fatto: se sali su un aereo e ti butti di sotto, assumi sulla linea rossa della tua biografia quella quota di rischio che è ingrediente naturale dell'ebbrezza. Come il telegrafista di Antoine de Saint-Exupéry, come Patrick de Gayardon, di cui parlava con gli occhi densi di ammirazione. Non pensava certamente a se stesso, ragionando di rischi estremi, Taricone, ma tant'è.

Mentre parlavamo, e si scherzava sui maschi ormai acconciati a scambiare la virilità con la ceretta, riflettevo su quando, accompagnati proprio da Taricone, noi telespettatori della prima edizione del Grande Fratello venivamo inconsapevolmente traghettati dallo stadio neotelevisivo a un altro, non meno indefinito, della televisione-reality che letteralmente si appropria delle esistenze, dei corpi e spesso dei sentimenti di chi la interpreta. Facevo parte, dieci anni fa, assieme a moltissimi, di quelli che, in un doppio passo della morale, guardavano incantati quella prima, inimitabile generazione di animali da reality, il cui spontaneismo era così diverso da quelli che oggi entrano nelle case e nelle fattorie e sanno già con quali pose devono recitare, e poi correvano subito a parlarne malissimo, tanto per mettersi la coscienza a posto. Poi, in tantissimi ci siamo dovuti ricredere velocemente, e non solo per la bellezza sovrumana della sua compagna di vita. Abbiamo scoperto questo ribelle, «idealista di destra per aver letto Nietzsche alla dannunziana», che diceva di voler vivere come i samurai.

Roberto Alfatti Appetiti, addirittura, dopo la sua recitazione ne La nuova squadra, l'aveva candidato a «ministro dell'interno scamiciato e irregolare» del PdL. Ma non è mai stato facile arruolarlo: nel 2002, Davide Ferrario volle immaginare un film biografico sulla storia di Taricone, Parabolico, esplosivo e antitelevisivo ma, lamentò il regista, non se ne fece nulla perché era un film critico del berlusconismo.

Intanto, indossando la divisa di soldato o i panni di un ispettore di polizia o quelli, più recenti, dell'opinionista televisivo di mestiere indignato, Taricone ha continuato a scartare gli arruolamenti e a fottersene delle etichette. «Ciao Pietro, ci manchi già» è il messaggio che ieri gli ha spedito in una bottiglia piratesca Casa Pound, il covo della destra non conformista che Taricone stava aiutando a metter su il gruppo di paracadutismo sportivo. Pietro era piombato lì, una sera, a un convegno su Bombacci, spiegando subito che «Casa Pound mi piace moltissimo, mi affascina l'idea del "fare" a prescindere dalle ideologie». Se esistono le icone pop-guerriere, da ieri ne abbiamo perso una delle più belle.

lunedì 31 maggio 2010

MERAVIGLIOSAMENTE SOAVEGEL: E’ SERIE B



Pala Vazzieri di Campobasso. 30 maggio 2010. Braccia al cielo alle ore 20.35. I conti tornano: la Soavegel Francavilla è in serie B. Al culmine di una serata dai forti simbolismi e dalle emozioni avvolgenti. Al termine di una partita sofferta e di un dominio costante nei primi tre quarti della gara. Gli uomini di coach Olive scrivono una pagina di storia a “due mani” con i tifosi (spettacolari): un sostegno reciproco, una voglia comune, un abbraccio intenso e persistente,un patimento denso di fiducia e pregno di euforia, una comunione di sensi e di obiettivi. Poi tutto finisce come è legittimo che sia: uomini e circostanze che solcano il successo e che offrono la sponda per una metafora meravigliosa. Questa è la Soavegel, con il suo vincere, correggendo gli sbagli, ed il suo migliorarsi, continuo e senza cedimenti, anche di chi diffidava (a torto o a ragione) o di chi contestava (in legittimità o in eccesso di pregiudizi). L’orgoglio di una città. Francavilla Fontana ne è consapevole e a gran voce chiede di onorare chi ha saputo, con grande sacrificio, professionalità e serietà, rappresentarla nel campionato di serie C. La Soavegel stacca il biglietto d’accesso alla serie B aggiudicandosi imperiosamente i play off, sbarazzandosi di Giulianova, Mola e Campobasso sempre nelle prime due gare, senza mai ricorrere all’eventuale “bella”. Dopo Ceglie Messapica, promossa direttamente per essersi aggiudicata il primo posto nella regular season, anche Francavilla approda nella quarta serie nazionale della palla a spicchi. Grazie ad una società che ha profuso grande impegno organizzativo, oltre che intelligenza e sapienza, nel saper gestire un team di elevata caratura non solo tecnico-tattica, ma finanche morale. La città riconosce i meriti della Soavegel che vanno oltre la conquista della serie B e vuole tributare il proprio grazie ad un gruppo che ha saputo rendere straordinaria la normalità. La Soavegel mette da parte i protagonismi e l’affermazione personale, dando luce alla vittoria del collettivo. Lanciando così un messaggio forte che non è diretto solo al mondo dello sport, ma a tutti coloro che fanno del loro lavoro la loro passione e nella fatica trovano il soddisfacimento ai propri desideri.

DAVIDE OLIVE: “SENSAZIONE BELLISSIMA, DOPO 9 ANNI DI SOAVEGEL”


La gioia del dopogara è incontenibile. Nello spogliatoio biancazzurro, tra un coro e un bicchiere di spumante, c’è chi resta completamente nudo. Dettagli. L’entusiasmo per la promozione in serie B è contagioso. “Ce ne andiamo in serie B… ce ne andiamo in serie B…” il coro viene lanciato dai tifosi e continuato negli spogliatoi. Coach Olive è trepidante. “Possiamo goderci dopo dieci mesi di lavoro questa sofferta vittoria – afferma il tecnico -. Bellissimo giocare in un campo del genere, onore e merito al Campobasso e al suo sportivissimo pubblico che lo ha seguito. Qui con noi oggi c’erano 300 persone che ci hanno seguito da Francavilla, in un palazzetto che non poteva contenerne di più ed è stata una gioia immensa poter regalare la gioia della promozione a loro e all’intera città”. Come già successo in gara 1, i ragazzi si sono portati a 18 punti di vantaggio per poi farsi recuperare quasi tutto e vincere all’ultimo secondo. Qualcosa succede purtroppo a livello di testa, un po’ per il loro orgoglio, un po’ per il fatto che probabilmente avevamo esaurito le energie e siamo riusciti a rimetterli in gara. Stasera, però, abbiamo vinto con il cuore e non con altro. Gli ultimi minuti sono stati difficilissimi: loro avevano già il bonus dopo i primi tre minuti dell’ultimo quarto, Venturelli era fuori perché non ce la faceva più, Sarli fuori per cinque falli, stessa cosa per Simone e Risolo. L’unica alternativa era quella di gettare il cuore oltre l’ostacolo, l’abbiamo fatto, e ci è andata bene. Essere ora qui a festeggiare, per me che sono a Francavilla da 9 anni è una sensazione bellissima”.

La parola passa al “bomber” Venturelli, falcidiato da un virus intestinale nell’ultima settimana, ma che comunque è riuscito a concludere la sua gara nonostante le pessime condizioni nella parte finale di gara. “Oggi non c’era nulla che potesse fermarmi – afferma l’ala di Tolmezzo -, nonostante i miei problemi fisici sono riuscito a restare in campo fino alla fine, in modo tale da poter dire la mia anche in questa gara importantissima. Sono contento per la città, per i sostenitori per tutti, questa vittoria la meritavamo per quanto abbiamo prodotto nel corso della stagione”.
Una serie B che da prestigio ad una città come Francavilla Fontana. “Vuol dire tanto, vuol dire molto, perché il campionato di seri B è molto più affascinate, quanto difficile. Ma credo che con una società come la Soavegel, ci saranno le possibilità di fare bene anche nella prossima stagione. E proprio a tal proposito faccio il mio più grosso in bocca al lupo per la prossima campagna acquisti, affinché possa essere quanto più proficua possibile”.

martedì 25 maggio 2010

LA REALTA’ DEL BASKET FEMMINILE A SAN PIETRO VERNOTICO

Una bellissima realtà sportiva è quella di San Pietro Vernotico, realtà cestistica fondata nell’ormai lontano 1973 e impegnata su entrambe le sponde: quella maschile e quella femminile. In questo numero de ‘Ilbrindisino’ abbiamo voluto dare visibilità alla sponda femminile con alcune domande all’allenatore Felice Rizzo, il quale nella stagione appena conclusasi ha raggiunto il quinto posto della graduatoria.

Coach quando è iniziata la sua avventura a San Pietro e quali sono state le sue esperienze?
Praticamente nel 1973, stato tra i promotori della U.S. San Pietro; con la squadra femminile qualche anno dopo, nel 1979. L’ho allenata dal 1982/83 fino al 1985/86 con la vittoria in Serie B (all’epoca terza serie nazionale); poi esperienze alla Fulgor Lecce (dalla Serie C alla B), Robur Ostuni (3 anni in B), Adria Brindisi(dalla Serie C alla B), Fulgor Monteroni (sempre in C femminile), Basket Club Galatina (C/2 maschile), poi una lunga pausa fino al ritorno a San Pietro nella stagione 2007/2008.

Obiettivo di questa stagione?
Sulla carta era stata costruita una squadra in grado di puntare ai playoff; infortuni, partenze per motivi di lavoro, difficoltà logistiche per allenarsi hanno ridimensionato di gran lunga i programmi.

A fine campionato è soddisfatto?
Le risponderò così: siamo riusciti a battere la squadra che poi ha vinto il campionato e, nella fase finale, abbiamo perso di due punti con la 2^ classificata, di un punto con la 3^ classificata e di tre punti in casa della 4^ classificata. Posso essere soddisfatto, però, della crescita delle giovani nate 1993 e 1994 messe in campo.

Che differenze ci sono con gli uomini?
Su questo argomento porto sempre un esempio: il ragazzo che ha litigato con la fidanzata viene in campo e si sfoga, la ragazza che ha litigato con il fidanzato viene in campo e va fuori di testa. Insomma le principali differenze sono di ordine mentale: più che un bravo allenatore devi essere un buon “psicologo”.

Pregi?
A me è sempre sembrato che le ragazze recepiscano prima gli insegnamenti tecnici, poi però hanno una lunga fase di stallo nella crescita cestistica.

Difetti?
Evidentemente ho sempre avuto la fortuna di allenare dei gruppi senza difetti evidentissimi.

L’episodio più strano della sua carriera?
Nel 1991, nella partita di esordio sulla importante panchina della Robur Ostuni a Trapani, misi in panchina e la lasciai fino a fine gara la giocatrice più rappresentativa, perché aveva redarguito platealmente le compagne. Presidente su tutte le furie per la mia “dimenticanza”; ma dopo quell’episodio compattammo un gruppo eccellente, facemmo 18 vittorie e 3 sole sconfitte (perdemmo la A/2 solo in un terribile spareggi). Per inciso, quella giocatrice (ora affermata coach) è ancora oggi una mia carissima amica.

Cos’è più facile con gli uomini?
Stimolare il loro orgoglio.

E con le donne?
Farle sentire parti importanti di un gruppo coeso.

Qual è la strategia per tenere a bada questi esseri incomprensibili?
Non credo esista una strategia vincente. Personalmente sono molto duro ed esigente in campo, ma estremamente disponibile appena se ne esce fuori. Chi apprezza questa duplice veste di allenatore dentro e amico fuori riesce a darmi un qualcosa in più. Certo, non sempre riesce…

E’ vero che le giocatrici subiscono il fascino del coach?
Nel mio caso, considerati i miei 58 anni, subiscono magari un affetto paterno.

lunedì 10 maggio 2010

IL FRANCAVILLA E' STATO DA ECCELLENZA. AMEN.

Quando il dramma si materializza sono le 16.52: è il momento in cui si chiude una stagiona sbagliata, in cui viene presentato il conto degli errori. Il Francavilla retrocede, amaramente: il campo dice che il destino è l’Eccellenza, senza appelli, senza possibilità di replica. A Caserta, ultima stazione della stagione, finisce 3-1. Decide la classifica ed è un segnale, ha deciso quindi la gestione balorda, sono state pagate tutte le presunzioni infondate, in un’unica soluzione. Cioè: tutti i guasti di una squadra allestita male, smontata senza essere risistemata, troppo spesso abbandonata al proprio destino. E tutte le conseguenza di una serie di cambi in panchina (De Rosa, Francioso, De Rosa, Ruisi) che hanno disorientato, fotografando esattamente i guai di un campionato intero. E ovviamente i malumori generati da una società trascinatasi troppo a lungo nei suoi problemi per pensare di non pesare sulle questioni del campo. Quando le premesse sono queste, nessun discorso ragionevole sostiene la logicità di una salvezza: serviva qualcosa di illogico, non è arrivata. Nelle ultime partite c’è stato l’ardore, la tenacia, la voglia di lottare: non è bastato, perché ogni tentativo si è infranto rumorosamente sui limiti strutturali dell’organico. Rimandando a monte le responsabilità. Non si retrocede mai per caso: il Francavilla è caduto perché in una stagione intera, si è costruito la condanna. In tutte le partite, specialmente in quelle che potevano cambiare il corso di tutto, non c’è stato il guizzo, è mancato l’episodio. Finisce male: con i volti delusi, alcuni rigati dalle lacrime, tutti segnati dalla sofferenza. Con le speranze postume (il Francavilla chiederà il ripescaggio) che non attenuano il dolore, con l’amaro rewind delle tante occasioni sciupate, dei programmi estivi compilati sul momento, degli errori sulla panchina, dietro la scrivania, sul campo. Il calcio non s’inventa: la retrocessione è l’umiliazione pegno da pagare quando il tentativo è questo. Restano macerie: di una dignità societaria macchiata all’improvviso, della passione della gente che tifa, ancora una volta armatasi e partita e, suo malgrado, mortificata. Restano fitte in fondo al cuore: per un progetto sgangherato, al quale si è cercato di rimediare troppo tardi, per una catena di scelte sbagliate, per un’ottusa voglia di trovare alibi quando il Francavilla perdeva in serie o metteva in cassa due punti in otto partite. Dentro quel periodo c’era il tempo per risollevare la stagione, andando oltre si era già fatto tardi. Fatti i calcoli: è Eccellenza. E se il conto non sembra giusto, la classifica ha deciso lo stesso. Retrocedono Fasano e Francavilla. Bitonto, Ischia, Bacoli e Pisticci vanno ai play out. Il resto è nulla, o poco più, chiacchiere che non meritano sponde: i segnali di un tracollo sono stati ignorati, non si potevano cancellare. Eppure si sperava nei play out e nell’eventuale salvezza conseguente. Per dimenticare tutto, per far finta che nulla fosse accaduto. Per iniziare un diverso processo di ricostruzione. Adesso tocca muoversi tra i detriti. Perché nulla ha soccorso il Francavilla: nemmno le ultime partite giocate con il cuore, vissute di corsa, gestite sui nervi, affrontate con la tenacia. La banda di Ruisi ha fatto quello che doveva fare: lottando e cercando l’impresa fino in fondo. Così ha spiazzato la tesi dell’impegno superficiale, spostando le cause: il Francavilla è questo, non poteva diventare altro. Ora tocca ripartire. Ricostrunedo tutto, da zero. Perché il campo adesso dice che il Francavilla è stato da Eccellenza. Amen.



domenica 9 maggio 2010

L'ANGRI VIENE TRAVOLTO CON SEI RETI DALL'OSTUNI


L’ultima trasferta della stagione si chiude con una sconfitta pesante per l’Angri di mister Criscuolo. Ad Ostuni la formazione grigiorossa viene superata per 6 a 1 dai pugliesi.
Classifica partita di fine stagione tra due squadre che non hanno più nulla da chiedere a questo campionato: i brindisini hanno ottenuto la matematica salvezza vincendo per 2 a 0 in trasferta a Fasano domenica scorsa. Anche Inserra e compagni hanno festeggiato l’aritmetica permanenza con due giornate d’anticipo dalle fine campionato nella gara contro l’Ischia.
Poco le motivazioni, sicuramente maggiore la voglia di qualche giovane di entrambi le squadre di mettersi in mostra.
Gara ricca di gol: al 16’ vantaggio dei gialloblu con Siligato . L’Ostuni raddoppia dopo quattro minuti con Salzano che supera Inserra con uno stacco perentorio su cross di De Simone. Angri in difficoltà che subisce la terza rete con Borini al 31’. Scatto d’orgoglio degli uomini di mister Criscuolo che accorciano le distanze con Falcone che raccoglie un cross dalla sinistra di Ragosta. Nel secondo tempo l’ Ostuni va ancora a segno in tre circostanze: al 16’ eurogol del difensore Melis; al 18’ è Salomone a superare il portiere campano Inserra. Salzano al 33’ realizza la sua quattordicesima rete stagionale per il definitivo 6 a 1. A fine partita gioia contenuta, con le due squadre ad interrogarsi sul futuro. Sia Ostuni che Angri, infatti, dal punto di vista societario attraversano un periodo per nulla facile.

OSTUNI: (4-3-3) Semprevivo 6 ; Borini 6,5 Melis 6,5 Orlando 6 De Simone 6,5( 30’ st Catalucci); Foschini 6,5 Miccoli Mat. 7 Miccoli Man. 7; Siligato 7 ( 12’ st Ciaramitaro)Salzano 7 Salomone 7 ( 24’ st Di Mida). A disp. Furone, Di Capua, Matera, D’Arcante, All. Lombardo

ANGRI: (4-4-2) Inserra 6 ; Formisano 6 Lambiase 6,5 Cacace 5,5 Alterio 6; Fabbricatore 5,5 Ragosta 5,5 De Sena 5 Galdi 5; Evacuo 5 Falcone 5,5 .A disp. Sannino, Falanga, Tortora, Morelli, Barbati, Amatruda All. Criscuolo
ARBITRO: Prestia di Genova ( Nudo di Cosenza- Petrone di Potenza).MARCATORI: 16’pt Siligato (O) , 19’ pt, 32’ st Salzano (O) 31’pt Borini (O), 32’ pt Falcone (A), 16’st Melis (O), 18’ st Salomone (O)
NOTE: Spettatori 400 circa Ammoniti Alterio (A), Ragosta (A), Lambiase (A), Fabbricatore (A) Rec 2’pt

mercoledì 28 aprile 2010

CEGLIE MESSAPICA SI RISCOPRE "CITTA' DI BASKET"


Via i vassoi e i taglieri. Ceglie Messapica non è più soltanto la città della gastronomia. Ma lo è anche del basket. Da mercoledì 14 aprile maggiormente, quando la lettera “C” è stata sostituita dalla “B”, che mette i brividi a una cittadina intera. Ora Ceglie, centro di 20mila abitanti, è nella storia del basket brindisino. Il club gialloblu è il terzo dopo l’Enel Brindisi e l’Assi Ostuni a rappresentare la provincia in giro per il Belpaese. Ora la storia si arricchisce. Il presente pulsa. Nel segno di un joker diabolico, Slavko Djukic, che è il simbolo,non a caso, del Basket Ceglie. Il coach con la valigia pesante. Governa squadre da decenni, conquistando diverse promozioni in serie A in Jugoslavia e girando per l’Italia: da Siena a Gualdo Tadino, da Argenta a San Severo, da Bisceglie a Bernalda, fino ad arrivare appunto a Ceglie. Il tecnico balcanico racchiude i suoi segreti in palestra (sedute intense) ed in partita , durante le quali si dimostra lettore arguto. Propensione indispensabile per far rendere al massimo la sua macchina, che in questo torneo ha fatto mangiare letteralmente polvere agli avversari.
Dopo la disfatta dello scorso campionato, quindi, si compiuto il miracolo. Frutto dell’organizzazione societaria, trasmessa ad un gruppo di atleti formidabili. Dal capitano, Paulinho Motta, esempio di forza, tecnica ed abnegazione a Santiago Corbetta, cestista sudamericano dalla classe innata; dalle giocate di genio del playmaker Valerio Abet, a quelle di Gianluca Ambrosecchia; dal duo Moliterni-Leoncavallo, caratterizzato da esplosività fisica e grande propensione in penetrazioni e rimbalzi, alla coppia Febo-Fanelli, costanti minacce dalla lunga distanza; da Giandomenico Ucci, atleta giovane ma con una personalità invidiabile a Marco Travaglini, puntuale e presente a ogni chiamata.
Dopo 13 anni dall’ultima conquista della serie B, titolo poi emigrato dalla cittadina messapica per la cessione alla Prefebbricati Brindisi, che a sua volta da lì è ripartita per approdare proprio in questo campionato nel massimo campionato nazionale, il Basket Ceglie questa volta ha colto nel segno, vincendo un campionato strepitoso. Un entusiasmo che sembra non aver risparmiato proprio nessuno. Città, società e tifosi hanno ancora voglia di crescere col basket, attraverso il lavoro sinergico.
La vittoria nello sport, quello con la “S” maiuscola, di decubertiana memoria, oggi rappresenta un’iniezione di vita ed un esempio per i tanti giovani in cerca di punti di riferimento. Riuscire ad aggregare centinaia di tifosi intorno alla palla a spicchi cegliese è senza alcun dubbio una conquista per l’intera collettività. Tale aggregazione è fatta da condivisione di un percorso “lineare”, condito da colori gialloblu e da tante canotte grondanti di sudore.

domenica 25 aprile 2010

IL BENEVENTO IMPATTA AD OSTUNI E RALLENTA LA SUA CORSA PLAY OFF


OSTUNI- Il Forza e Coraggio Benevento rallenta la sua rincorsa ai play-off pareggiando per 2 a 2
ad Ostuni. Sanniti bravi e determinanti nel rimontare per ben due volte il vantaggio dei pugliesi, prima con Troisi e poi con un rigore del bomber Mallardo.
Già al 4’ il vantaggio dei brindisini con Ivan Salzano : punizione di capitan Foschini dai 40 mt, e stacco perfetto dell’ex centravanti del Cervia che sorprende Di Matteo. La formazione sannita trova il pareggio dopo pochi minuti con Troisi, che al 12’ anticipa tutti su un corner dalla sinistra di Riccio e supera l’estremo difensore di casa Furone. Al 26’ il nuovo vantaggio dei padroni di casa: azione personale sulla destra di Scarongella, cross al centro per Siligato, che di testa serve un pallone perfetto per Salzano , che da pochi passi batte l’incolpevole Di Matteo. Ancora pericoloso il numero nove dell’ Ostuni in chiusura del primo tempo: al 42’ si presenta tutto solo a tu per tu con il portiere campano, ma angola troppo la sua conclusione.
Mallardo al primo della seconda frazione manca clamorosamente il pareggio: il suo destro ravvicinato viene respinto provvidenzialmente dal portiere di casa Furone. Mister Antonello Mauro che sostituisce la coppia Lepore- Mauro entrambi squalificati, a metà ripresa fa entrare l’attaccante Tortora per aumentare il peso in avanti della sua squadra. Al 29’ un presunto contatto proprio, tra il neoentrato ed il difensore brindisino Orlando, viene punito con il rigore dall’arbitro Battaglia di Padova. Dal dischetto Mallardo non fallisce per il definitivo 2 a 2.
La sconfitta del Pomigliano a Caserta e la sosta forza del S.Antonio Abate permettono al Benevento, così, di mantenere la quarta posizione. Si allontana la terza posizione occupata dal Casarano, vittorioso nell’ultimo turno contro il Pisticci.
Domenica prossima ,intanto, per Riccio e compagni il derby contro la Turris, matematicamente salvo dopo il successo contro il Francavilla Calcio. Una buona occasione per consolidare la classifica e continuare a sognare.

Ostuni-F C. Benevento 2-2
OSTUNI: (4-4-2)
Furone 6 ; Borini 5,5 Melis 6 Orlando 6 Matera 6,5 ; Foschini 7 (38’ st D’Arcante sv) Scarongella 6,5 Pollaro 6 Kreshpa 6 (20’ st Miccoli Mat. 6 ); Siligato 6 Salzano 7 . A disp. Iafullo, Catalucci, Di Mida, Di Capua, Miccoli Man. All. Lombardo
F.C. BENEVENTO: (4-3-3) Di Matteo 6 ; Valletta 6 Troisi 6,5 Candrina 6 Scippa 5,5; Caruso 6 Gasparini Riccio 6 (23’ st Tortora sv); Massaro 5,5 Mallardo 6 (36’ st Amabile sv) De Falco 5,5 . (44’ st Mortoruolo sv) A disp. Cimmino, Stroffolino, Mandato, Tranfa, All. Mauro
ARBITRO: Battaglia di Padova ( Prenna di Molfetta- Stasi di Barletta).
MARCATORI: 4’, 26’ pt Salzano (O) , 12’ pt Troisi (B), 31’st rig. Mallardo (B)
NOTE: Ammoniti Kreshpa (O) Siligato (O) Foschini (O) Borini (O) Matera (O) Rec 3' pt , 5’st

sabato 24 aprile 2010

MICHELE SIMONE: UNA VITA TRA PENETRAZIONI E RIMBALZI


Michele Simone, ala-pivot della Soavegel Basket Francavilla, una grinta fuori dal comune, un concentrato di energia che trasmette voglia di vincere. E, dietro quell’energia, un ragazzo straordinario, stakanovista e generoso che ha sempre un sorriso per tutti. Il 25enne dalle origine garganiche, con la formazione allenata da coach Davide Olive, ha conquistato il secondo posto, nel campionato di serie C dilettanti e si prepara ad affrontare nel migliore dei modi i play-ff per l’accesso in serie B. Evidente è la sua stazza, 198 centimetri di altezza per 105 chilogrammi di peso e fa delle penetrazioni e dei rimbalzi le sue armi migliori. Noi de “Il Brindisino” lo abbiamo voluto intervistare per conoscerlo meglio.


Quali sono le tue origini? Qual è stato il tuo percorso formativo?

Sono nato a San Giovanni Rotondo e ho risieduto fino all’età di 18 anni a Monte Sant’Angelo, in provincia di Foggia. Ho conseguito la maturità scientifica e, raggiunta la maggiore età, ho iniziato a girare per la Puglia per giocare a basket. Il mio primo contratto l’ho firmato a Monopoli in C2, poi sono stato a San Severo in B dilettanti, poi ancora Monopoli in C dilettanti fino ad arrivare quest’anno a Francavilla. Di pari passo all’attività cestistica ho studiato e sono ruscito a conseguire la laurea in Economia e gestione dei servizi turistici presso l’Università di Foggia.


La tua infanzia è stata significativa nella definizione della tua carriera da cestista?

Penso che l’infanzia di ognuno condizioni lo sviluppo della propria personalità e di conseguenza l’approccio alla vita e allo sport, che è un piccolo aspetto di questa. Provengo da una famiglia benestante: mio padre è ingegnere, mia madre è medico, ma nonostante ciò siamo una famiglia molto affiatata e con pochi grilli per la testa. A 18 anni ho fatto la scelta di essere indipendente e sono andato via da casa per giocare a basket e studiare, non chiedendo mai nulla alla famiglia. Colgo l’occasione per ringraziarla appunto la mia famiglia, insieme a tutte le persone che sono state e sono tutt’ora importanti nel mio processo di crescita.


Quando hai iniziato a giocare? Perché hai scelto il basket? Hai praticato altri sport?

Ho iniziato a giocare a basket all’età di 6 anni. Il perché ho scelto il basket? Chiunque abbia giocato a questo sport sa che è come una droga, una volta provato crea dipendenza ed è difficile distaccarsene. Ho praticato altri sport durante gli anni della scuola, tra cui: calcio, volley, corsa campestre, lancio del disco. Ma il basket mi ha stregato e non sono riuscito a uscirne fuori.


Com’è il tuo rapporto con la Soavegel? E con la città di Francavilla?

Il rapporto con la Soavegel è in continua evoluzione, ma comunque buono. La società è molto ambiziosa, si respira tanta passione al suo interno e qualche errore di gioventù passa in secondo piano, proprio perché commesso per la voglia di fare bene bruciando le tappe. Speriamo che si avvicini quanto più gente possibile alla società e alla squadra. Lo sport è scuola di vita e deve insegnare valori a tutti, soprattutto ai più giovani. Anche per questo non ho esitato ad accettare l’esperienza da istruttore di minibasket in due scuole elementari quando mi è stato proposto.

Troppo bello stare con i più piccoli e provare ad insegnarli nozioni di basket ma soprattutto di vita, Troppo bello imparare anche da loro. Il rapporto con Francavilla città, lo definirei strano, invece. Diciamo che la città è come divisa in due, tra gente molto genuina (soprattutto gente di mezza età) e gente alquanto esibizionista e spesso non troppo ricca di valori (soprattutto i giovani e giovanissimi). Io preferisco la semplicità e la genuinità, mi piace essere non apparire.


Soddisfatto della stagione? I risultati soddisfano le aspettative?

Al momento penso questa sia la mia migliore stagione da quando gioco per costanza di rendimento.

Sarei soddisfatto ancora di più soddisfatto se insieme ai miei compagni di squadra riuscissi a regalare ai tifosi, ai nostri dirigenti e a noi stessi la B dilettanti. Ci aspettano dei play off durissimi e incerti. Speriamo di uscirne vittoriosi, aiutati dall’ entusiasmo della gente. E’ indispensabile per ottenere risultati.


Il tuo sogno nel cassetto ?

Nel brevissimo periodo vincere questi play off con la Soavegel. Per il futuro, quello di tornare nella mia terra e diventare un imprenditore di successo. Ne approfitto per salutare il mio paese, Monte Sant’ Angelo.


Cosa avresti fatto nella vita se non avessi giocato a basket?

Sicuramente avrei studiato comunque per costruirmi un futuro diverso. Sarei andato sicuramente fuori insieme a mio fratello (un anno più giovane) che è già ingegnere. Magari avrei fatto il dietologo, chissà…


Vuoi aggiunger qualcos’altro?

Lo scudetto lo vince la Roma alla faccia del mio compagno di squadra Arcangelo Sarli (interista doc)… grande Arcangelo. Da buon italiano però spero che la Champions la vinca l’Inter (altrimenti la mia amica Mariella mi picchia).