mercoledì 2 novembre 2011

Giocare giocare al blackjack nei casino online

Se avete sempre sentito parlare del gioco del blackjack ma non vi siete mai addentrati più di tanto nell’argomento, ecco a voi qualche informazione utile riguardo alle regole del gioco stesso e come poter provare il piacere di giocare online e per soldi veri. Infatti, numerosi sono i casino on line che presentano, tra i loro giochi, quello del blackjack. Uno di questi è il titanbet. In questo casino online, potrete trovare tutti i giochi tipici delle sale da gioco, come ad esempio la roulette, le slot machine, giochi da tavolo, dadi e infine, anche il blackjack. Questo gioco, può ricordare per certi versi il nostro beneamato sette e mezzo. Infatti, seppur giocandosi con le carte francesi, alcune dinamiche ricordano il gioco italiano. Le carte da 2 a 10, valgono la cifra del loro valore nominale: quindi il 2 vale due, il 3 tre, il 10 dieci ecc. Le figure, quindi il Jack, la Donna e il Re, valgono dieci mentre l’asso, può valere uno o undici, a seconda delle esigenze. L’obiettivo, è battere il banco effettuando un punteggio pari o il più vicino possibile a 21. L’obiettivo, consiste nel battere il banco, senza confrontarsi con altri giocatori. Nei casino online, come ad esempio nello spin palace, giocare al blackjack vi farà godere di tutta la calma necessaria per effettuare le vostre decisioni. Inoltre, se avete ancora poca pratica alle spalle, potrete praticare direttamente sulla piattaforma di gioco, scegliendo l’opzione per soldi virtuali. Se visiterete il sito ufficiale dello spin palace, troverete informazioni riguardanti tutti i giochi, regole del gioco comprese. Anche se in Italia e nelle abitudini il blackjack non è mai divenuto popolare, lo stesso non si può dire per i casino online e per i casino reali. Il blackjack, infatti, costituisce uno dei giochi più amati dagli amanti del gioco d’azzardo di tutto il mondo.

mercoledì 1 giugno 2011

Il Cav ha scoperto la vincibilità. E dunque? Che alternativa c'è?


Certamente il Cav ha perso, e di brutto. Lo ha ammesso anche lui, con franchezza e senza trovare una maschera per nascondere l’insoddisfazione. Ha perso, embé? E dunque? Voglio dire: anche il più cocciuto degli antiberlusconiani deve ammettere che finora abbiamo assistito solo alla pars distruens di un processo politico. Tutte le energie dell’Italia anti-Cav si sono concentrate sulla liquidazione dell’ondata maggioritaria, sulla denuncia delle promesse mancate, e hanno tratto gran vantaggio dalla scelta di sradicare le sfide comunali dall’ordinaria amministrazione per spingerle sulla verifica plebiscitaria del tocco carismatico del capo del governo. Il quartier generale è stato bombardato con discreto successo, sono state espugnate importanti roccaforti ivi compreso il campobase del berlusconismo, Milano. Il Pdl è un sobbollire sentimenti che alternano paura, indisposizione, risentimento, opacità organizzativa. La Lega con le parole punta i piedi nell’immediato presente governativo e con la testa immagina ipotesi di un futuro di padana autonomia. Il Cav, fa pure noia ripeterlo, ha sbagliato la campagna elettorale, forse pure mal consigliato da mal consiglieri. Ha cavalcato quello che gli strateghi americani chiamano negative campaigning, il registro della paura, le metafore della cittadella assediata, la mobilitazione del risentimento, codici retorici che si sposano male con la storia del berlusconismo, al limite tacciabile di un ottimismo a prescindere e, in svariati casi, fuori luogo. E soprattutto, dentro e fuori il perimetro della politica di partito, sono emersi nella loro nitidezza dei nodi problematici che le alchimie parlamentari, le scomposizioni e ricomposizioni della maggioranza, avevano tenuto nascosti e messi al sicuro dentro le mura della sovranità popolare da non calpestare e della volontà degli elettori da non tradire. La storia di queste elezioni racconta che un sacco di elettori sono rimasti e casa, e qualcun altro ha scelto magari di esprimere un voto inautentico, una cartolina di avviso spedita per segnalare un disagio. Adesso è pure troppo semplice, per chi avvertiva nel centrodestra la necessità di una rigenerazione, dire: l’avevamo detto, se la crisi estiva del PdL fosse stata gestita diversamente a quest’ora non si osserverebbe l’alta marea arancione che urla di voler “liberare” l’Italia. Ma fino a questo punto, siamo ancora nel perimetro destruens del vecchio ordine che scricchiola. Anche volendo dare per buona l’ipotesi di un declino certo del berlusconismo dopo diciassette anni di egemonia fragile e guerreggiata, non esiste al momento una qualche ipotesi davvero percorribile per uscire dalla crisi. Il Cav ha il cavallo zoppo, e dunque? Nelle piazze festanti del centrosinistra si respira l’aria del ritorno alla “gioiosa macchina da guerra”, e il conseguente rischio di scivolare sulla buccia di banana di un trionfalismo che ha già stampato il segno della vittoria sul prossimo calendario elettorale: chi fa più rumore di vittoria non è il Pd ma i dipietristi e Vendola, e questo qualcosa significa. Il Terzo polo è in una fase di assestamento della propria identità politica e organizzativa di centrodestra “alternativo” che non può limitarsi all’obiettivo di sgangherare la megamacchina berlusconiana. La maggioranza di governo, sia il PdL in apnea sia la Lega in tachicardia, sono evidentemente impreparati a gestire un futuro postberlusconiano, anche se questa ipotesi – prima considerata un certificato di tradimento – comincia a farsi strada senza per forza dover scomodare catastrofi e apocalissi. Il crollo c’è stato. Le macerie ostruiscono la visuale. Il Cav ha scoperto la vincibilità. E dunque?

lunedì 30 maggio 2011

Barcellona padrone d’Europa


LONDRA – Non c’è stata partita. Altro che equilibrio: il Barcellona ha dominato! Come in un allenamento, il Manchester United ha fatto da sparring partner.

Il Barcellona ha vinto il terzo titolo europeo in sei anni, confermandosi squadra irresistibile: potrebbe ripetere l’exploit di due anni fa, quando spazzolò tutto quello che c’era da vincere in campo nazionale e internazionale.
Il possesso palla dei catalani si è affermato ancora una volta: un modo di giocare difficile da contrastare per tutti gli avversari, specie per il Manchester, apparso subito “cotto”.
Tutti i blaugrana, dal fenomeno Messi ai più defilati ma geniali Iniesta e Xavi, a Villa e Pedro, hanno dimostrato ancora di essere i più forti.
Guardiola (a 40 anni il più giovane tecnico vincitore di due titoli europei) ha piazzato anche stavolta la sorpresa, schierando Abidal (meno di due mesi dal rientro in campo dopo aver battuto il cancro al fegato) terzino sinistro, mandando Puyol in tribuna e confermando Mascherano al centro della difesa.
Ferguson ha preferito giocare con due attaccanti, Rooney e Hernandez, schierando Giggs nella linea mediana. In porta Van der Saar, che si è ritirato senza l’ultima vittoria della sua prestigiosa carriera ma ha salvato l’United da una goleada.
Dopo dieci minuti di tentativi del Manchester di aggredire (senza conclusioni) l’avversario, il Barcellona ha cominciato a menare il torrone col suo possesso palla con i soliti Inesta-Xavi e Messi a comandare con rapide aperture su Alves (a destra) o Pedro (a sinistra). Gli inglesi hanno barcollato e i blaugrana hanno iniziato a cercare il tiro: 16′ Pedro (fuori), 20′ Villa (a lato), 21′ Villa (debole, parato).
Al 27′ il vantaggio dei catalani, conseguenza quasi inevitabile della loro superiorità: Xavi ha dato a Pedro sulla destra, controllo e interno destro sul primo palo.
La squadra di Guardiola si è addormentata per qualche minuto, dando la possibilità all’United di pareggiare con un’azione che si è svuluppata sulla destra da dove la palla è finita a Rooney, posizionato centralmente: uno-due con Giggs (in offside?) che gliel’ha restituita all’indietro, piattone destro che si è insaccato alla destra di Valdes.
Il Barcellona ha ripreso a giocare e a cercare il gol con Xavi e Iniesta. Due volte Pedro e Messi non sono arrivati a insaccare su traversone basso da destra. In due parole: primo tempo su ritmi alti, Barcellona più appariscente, United un’azione e un gol.
I blaugrana hanno cominciato con aggressività la ripresa. Iniesta al 7′ ha servito Alves sulla destra in area e Van der Saar ha salvato in uscita: una grande occasione.
Poi il gol di Messi, sempre ispirato da Iniesta: il sinistro del fuoriclasse argentino è risultato imprendibile per il portiere olandese. In fondo è stato un gol prevedibile e meritato.
Van der Saar al 19′ ha salvato di piedi a terra su sinistro di Messi. Ma la difesa inglese (Vidic, lo stesso Ferdinand) è apparsa in grande difficoltà contro l’attacco blaugrana: Valdes ha tentato il gol di tacco al 20′. Un destro di Xavi, poco dopo, ha fatto volare il portiere dell’United sulla destra. Iniesta ha sparato da fuori centrale: la squadra di Ferguson ha dato l’impressione di essere in balia dell’avversario.
Per l’infortunio di Fabio è entrato Nani. E il Barca al 25′ ha messo definitivamente le mani sulla Champions: Busquets a Villa che da fuori l’ha messa di destro a effetto nell’angolo alto alla sinistra di Ven der Saar.
Il Manchester ha cercato di riaprire la partita con Rooney e Nani, reclamando un rigore per un mani di Villa (nel primo tempo aveva toccato anche Evra col braccio). Gli inglesi hanno incassato signorilmente il ko: troppo forte il Barcellona, giusto così.