Il genietto di Bari Vecchia si è subito appropriato del suo ruolo di protagonista, confermando di avere dimenticato le pastoie caratteriali che per troppo tempo lo avevano messo in discussione. Una perla nella grigia serata londinese, che però ha saputo far apprezzare la grande volontà e anche l'impertinenza dei ragazzi ai quali Prandelli ha affidato la ricostruzione. Si può sperare. Si impone una considerazione fondamentale, su qualcosa di inedito negli ultimi anni di storia azzurra. Si parla del pesante debito di esperienza che la giovane Italia è stata costretta a fronteggiare contro una formazione tra le più collaudate del mondo proprio per il fattore anagrafico. Aggiungiamoci anche lo spettacolo non esaltante di uno stadio semideserto e il diluvio che non ha concesso tregua. Fattori negativi, però rimangono valutazioni positive, legate a quel primo tempo avviato con apprezzabile spavalderia dai nostri ragazzini, alle prese con la fase di addestramento per un'interpretazione tattica che pretende tempo per un'assimilazione completa. Nessun cedimento agli svolazzi, ma un impegno costante e convinto, anche da parte di chi conosce il ruolo di protagonista. Come Balotelli, perfetto nell'esecuzione dell'Inno di Mameli, alla faccia del gregge di Borghezio, e votato a rincorrere ogni avversario con umiltà e determinazione. Ma la nota più importante della prima metà di gara la ha offerta un Cassano disposto alla corsa e al sacrificio, senza lesinare i suoi gioielli stilistici.
Vicini al gol Balotelli e De Rossi, autorevole leader, su calcio piazzato, appena fuori tempo Amauri, unica punta, su prezioso cross corto di Fantantonio nel finale di tempo. Chiellini spesso chiamato a dirimere situazioni allarmanti, la velocità e il palleggio stretto degli ivoriani esiziali, anche per la capacità di presidiare tutte le zone di attacco. Per Gervinho l'occasione più nitida, palla fuori da posizione ideale, non ha dovuto produrre miracoli Sirigu, impegnato da Eboue. Ripresa viziata, al solito, da un eccesso di sostituzioni, ognuno ha giocato per sé, non la via migliore per una non impossibile rimonta.