Quando il dramma si materializza sono le 16.52: è il momento in cui si chiude una stagiona sbagliata, in cui viene presentato il conto degli errori. Il Francavilla retrocede, amaramente: il campo dice che il destino è l’Eccellenza, senza appelli, senza possibilità di replica. A Caserta, ultima stazione della stagione, finisce 3-1. Decide la classifica ed è un segnale, ha deciso quindi la gestione balorda, sono state pagate tutte le presunzioni infondate, in un’unica soluzione. Cioè: tutti i guasti di una squadra allestita male, smontata senza essere risistemata, troppo spesso abbandonata al proprio destino. E tutte le conseguenza di una serie di cambi in panchina (De Rosa, Francioso, De Rosa, Ruisi) che hanno disorientato, fotografando esattamente i guai di un campionato intero. E ovviamente i malumori generati da una società trascinatasi troppo a lungo nei suoi problemi per pensare di non pesare sulle questioni del campo. Quando le premesse sono queste, nessun discorso ragionevole sostiene la logicità di una salvezza: serviva qualcosa di illogico, non è arrivata. Nelle ultime partite c’è stato l’ardore, la tenacia, la voglia di lottare: non è bastato, perché ogni tentativo si è infranto rumorosamente sui limiti strutturali dell’organico. Rimandando a monte le responsabilità. Non si retrocede mai per caso: il Francavilla è caduto perché in una stagione intera, si è costruito la condanna. In tutte le partite, specialmente in quelle che potevano cambiare il corso di tutto, non c’è stato il guizzo, è mancato l’episodio. Finisce male: con i volti delusi, alcuni rigati dalle lacrime, tutti segnati dalla sofferenza. Con le speranze postume (il Francavilla chiederà il ripescaggio) che non attenuano il dolore, con l’amaro rewind delle tante occasioni sciupate, dei programmi estivi compilati sul momento, degli errori sulla panchina, dietro la scrivania, sul campo. Il calcio non s’inventa: la retrocessione è l’umiliazione pegno da pagare quando il tentativo è questo. Restano macerie: di una dignità societaria macchiata all’improvviso, della passione della gente che tifa, ancora una volta armatasi e partita e, suo malgrado, mortificata. Restano fitte in fondo al cuore: per un progetto sgangherato, al quale si è cercato di rimediare troppo tardi, per una catena di scelte sbagliate, per un’ottusa voglia di trovare alibi quando il Francavilla perdeva in serie o metteva in cassa due punti in otto partite. Dentro quel periodo c’era il tempo per risollevare la stagione, andando oltre si era già fatto tardi. Fatti i calcoli: è Eccellenza. E se il conto non sembra giusto, la classifica ha deciso lo stesso. Retrocedono Fasano e Francavilla. Bitonto, Ischia, Bacoli e Pisticci vanno ai play out. Il resto è nulla, o poco più, chiacchiere che non meritano sponde: i segnali di un tracollo sono stati ignorati, non si potevano cancellare. Eppure si sperava nei play out e nell’eventuale salvezza conseguente. Per dimenticare tutto, per far finta che nulla fosse accaduto. Per iniziare un diverso processo di ricostruzione. Adesso tocca muoversi tra i detriti. Perché nulla ha soccorso il Francavilla: nemmno le ultime partite giocate con il cuore, vissute di corsa, gestite sui nervi, affrontate con la tenacia. La banda di Ruisi ha fatto quello che doveva fare: lottando e cercando l’impresa fino in fondo. Così ha spiazzato la tesi dell’impegno superficiale, spostando le cause: il Francavilla è questo, non poteva diventare altro. Ora tocca ripartire. Ricostrunedo tutto, da zero. Perché il campo adesso dice che il Francavilla è stato da Eccellenza. Amen.
2 commenti:
Giusto!
siamo in eccellenza ok! ma se dobbiamo ripartire con pochi mezzi, almeno valorizziamo i giovani della under 18.
è o non è capitale sociale un giovane del proprio settore giovanile? allora perchè guardare sempre fuori porta quando il "materiale" in casa per allestire una squadra di giovani motivati e da valorizarec'è già?
Il presidente non deve ascoltare quello che molti tifosi che nemmeno pagano il biglietto la domenica pretendono. Scendere in campo coi propri giovani sarà duro, ma chi ha le "palle" lo fa.
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