giovedì 6 giugno 2013
Onore e disonore nel Bel Paese
martedì 27 novembre 2012
"Ma sei italiano? E che ci fai qui in Inghilterra?"
Quando
mi chiedono se val la pena venire a vivere a Londra, io rispondo sempre
di sì. Vivere in un altro paese allarga gli orizzonti, mette alla prova
la propria capacità di adattamento e insegna le differenze. Una cosa
però è vivere 2 o 3 anni all'estero, un'altra è passarne 10 o più.
Vivere a Londra è bellissimo, ma tutto ha un prezzo e quello che segue è
un piccolo elenco delle "tasse" che Londra applica agli italiani (e non
solo):
Si diventa "ibridi". Si vive in una sorta di limbo a metà tra le due culture,
italiana e inglese. La cosa non è necesariamente negativa, anzi, se sai
gestirla bene, puoi prendere il meglio delle due. Ma siamo esseri umani e
siamo fatti di cuore e errori. E siamo difficili da accontentare. Londra è
la nostra nuova casa e ci viviamo bene. Però sappiamo che non possiamo
(e non dovremmo) dimenticare l'Italia che, volenti o nolenti, scorre nel
nostro sangue. Risultato: vorremmo essere lì, un po' qua, ma 3/4 di là,
con un piede a metà, la testa un po' qua, il cuore di là e anche
viceversa. Insomma, un casino. In una delle pagine di questo sito ho
letto una frase: "London is my town, but Italy is my country". Ognuno la
interpreti come vuole. Io non so se sono al 100% d'accordo, ma per
qualche ragione questa frase mi piace.
Il tempo. Sembra quasi
banale dirlo, ma vorrei spiegarmi meglio. Non cadrò nel solito "qui
piove sempre" perchè 1) non è vero 2) il problema non è il cattivo tempo
ma la sua variabilità. Direte, vabbè, ci si fa l'abitudine. Vero, fino
ad un certo punto. All'inizio ci si infastidisce un po'. Dopo 10 anni si
capisce quale impatto massiccio ha la variabilità del tempo sulle cose
che facciamo ogni giorno e soprattutto nel tempo libero. In Italia se ti
alzi il sabato mattino e fa bello, farà bello per tutta la giornata.
Allora è facile saltare in macchina e raggiungere il mare o la montagna
(ovunque tu sia in Italia puoi raggiungerli in media in meno di 2 ore).
L'Inghilterra ti insegna che se fa bello è bene mettere un ombrello
nello zaino. Nessuna attività "outdoor" si può veramente programmare in
UK. E se vivete a Londra, mare e montagna non sono un'opzione per la
maggior parte dell'anno. Le montagne sono lontane (Peak District) e il
mare (Brighton ad esempio) lo si può fare, se va bene, pochi weekend in
tutta l'estate. La realtà è che per godersi il mare e la montagna
italiani e inglesi vanno fuori dallo UK. Il che vuol dire prendere un
treno o un aereo. Che vuol dire programmare il tutto con molto tempo di
anticipo. E vuol dire anche che solitamente non è un'esperienza a basso
costo. E se ci pensate bene, il tempo atmosferico non lo digeriscono del
tutto neanche gli inglesi. Un numero impressionante di persone lasciano
baracca e burattini per trasferirsi in Spagna e trascorrervi la
pensione.
I rapporti sociali. Mettici il fatto che Londra è
una grande metropoli, mettici che gli inglesi sono freddi e raffreddano
anche chi gli sta intorno, ma i rapporti sociali qui richiedono una gran
fatica. E quando finalmente costruisci una bella amicizia, di solito la
perdi perchè l'amico o l'amica in questione decide di trasferirsi
altrove. Alcune delle mie amicizie più strette sono tornate in
Australia, Francia e Italia. Londra è un gran porto di mare dove pochi
ci vivono ma quasi tutti ci passano.
Inoltre, trovo stancante la totale mancanza di interazione con gli
sconosciuti, sul treno, nei negozi, per strada. Mai uno scambio di
sguardi o di battute che non vadano oltre il banale.
Uscire
richiede fatica. Mi spiego. Quasi tutte le attività d'intrattenimento o
ricreative iniziano alle 7.30-8pm e finiscono prima delle 11.30pm.
Teatro, concerti, perfino gran parte dei pub. Per chi lavora fuori dal
centro e non ha un lavoro rigorosamente 9am-5pm, questo vuol dire
correre a prendere i mezzi per arrivare in tempo. Paradossalmente ci si
stressa per andare a godersi un momento di relax. E usciti da teatro o
altro, trovare un posto dove mangiare un boccone diventa un'impresa. Le
cucine dei pub chiudono in media alle 9pm, i ristoranti spesso prima
delle 10pm a parte qualche caso fortunato. Se gli eventi iniziassero
alle 9pm, come in gran parte delle città europee, la vita sarebbe più
rilassata o almeno più gestibile.
Ecco la mia lista. Ma c'è
ancora un altro prezzo da pagare... Il prezzo forse più pesante è quello
di vedere l'Italia da lontano come un mondo bellissimo ma impossibile e
dover trovare le parole per rispondere all'ennesimo straniero che ti
chiede "Ma sei italiano? E che ci fai qui in Inghilterra?". Per loro è
il paradiso. Vai a spiegare loro...
martedì 4 settembre 2012
Se gli italiani emigrano di nuovo...
venerdì 3 agosto 2012
CITAZIONI
“Ci deve essere una spiegazione matematica per la bruttezza della sua cravatta” (Russell Crowe, nei panni del matematico John Nash, nel film “A beautiful mind” di Ron Howard, 2001)
”Non ho niente da dire e lo sto dicendo” John Cage
“I miei genitori sono stati insieme per quarant’anni, ma solo per ripicca”, Woody Allen
“Quando penso alla carne della mia carne, chissà perché, divento subito vegetariano” (Philippe Noiret nel film “Amici miei” di Mario Monicelli, 1975)
Legge di Murphy: “Consultando un numero sufficiente di esperti si può confermare qualsiasi opinione” Arthur Bloch
Legge di Murphy: “Se rimane sulla tua scrivania più di 15 minuti, sei diventato un esperto” Arthur Bloch
Legge di Murphy: “La conclusione è il posto dove ti stufi di pensare” Arthur Bloch
Legge di Murphy: “Più vecchie e noiose sono le riviste in sala d’attesa e più devi aspettare” Arthur Bloch
“L’aspetto più difficile della soluzione dei problemi é il prevedere i problemi creati dalle soluzioni” Theodore Levitt
“Lusingarsi di essere senza pregiudizi è, di per sé, un grande pregiudizio” Anatole France
“Sono libero di avere delle opinioni, e questa è una gran bella cosa, ma vorrei anche essere libero di non averne" Sacha Guitry
“Quando si dice di essere d’accordo su una certa cosa in linea di principio, significa che non si ha la minima intenzione di metterla in pratica” Otto Von Bismarck
«Lei crede all’amore a prima vista?», «Non so, ma certo fa risparmiare un sacco di tempo» (dialogo fra George Raft e Mae West nel film “Nigth after night” di Archie Mayo, 1932)
«Da quando c'è lui... treni in orario, e tutto in ordine!», «Per fare arrivare i treni in orario, però se vogliamo mica c'era bisogno di farlo capo del governo. Bastava farlo capostazione» (Dialogo tra una fascista e Massimo Troisi in "Le vie del Signore sono finite" di Massimo Troisi, 1987)
“La vita é l’arte di trarre conclusioni sufficienti da premesse insufficienti” Samuel Butler
“Abilità politica significa avere la capacità di prevedere cosa accadrà domani, la settimana prossima, il mese prossimo e l’anno prossimo. E, in seguito, avere la capacità di spiegare perché non é accaduto” Winston Churchill
“La pianificazione strategica va in crisi quando il futuro si rifiuta di assumere il ruolo assegnatogli dai pianificatori” Edward de Bono
“I letterati scrivono l’elogio del pennino quando compare la macchina per scrivere e l’elogio della vecchia Olivetti quando compare il Macintosh” Giuseppe Pontiggia
“In Italia la linea più breve fra due punti è un arabesco” Ennio Flaiano
“E' sbagliato giudicare un uomo dalle persone che frequenta. Giuda, per esempio, aveva degli amici irreprensibili” Marcello Marchesi
“Non c’è niente di più difficile per un pittore veramente creativo del dipingere una rosa, perché prima tutto deve dimenticare tutte le altre rose che sono state dipinte" Henri Matisse
“Il bello della democrazia è proprio questo: tutti possono parlare, ma non occorre ascoltare” Enzo Biagi
“L’uomo non ha orecchie per ciò che non rientra nella sua esperienza” Friedrich Nietzsche
“Interpellate cinque economisti e otterrete cinque risposte diverse. Sei, se uno viene da Harvard” Edgar R. Fiedler
"Certi problemi sono talmente complessi che è necessario essere molto intelligenti e molto ben informati anche solo per rimanere indecisi sul da farsi" Laurence J. Peter
In teoria, non c’é differenza fra la teoria e la pratica. Ma in pratica c’é” Yogi Berra
“Il compito di un teorico è di dire delle ovvietà, così almeno si ha la sicurezza che sono già verificate dal consenso comune. Tutt’al più, si tratta di organizzare le ovvietà e di dire alcune ovvietà nei momenti giusti” Umberto Eco
“Ci sono persone che parlano, parlano ...finché non trovano qualcosa da dire” Sacha Guitry
“Se cinquanta milioni di persone dicono una cosa stupida, la cosa non cessa di essere stupida” Anatole France
“Le più affascinanti pagine sulla campagna si scrivono nel bel mezzo di una città” Jules Renard
“Siamo qui sulla terra per ridere. Non potremo ridere al purgatorio o all’inferno. E, in paradiso, non sarebbe educato” Jules Renard
“L'uomo veramente libero è colui che rifiuta un invito a pranzo senza sentire il bisogno di inventare una scusa” Jules Renard
“A forza di fare lo scettico, sono diventato scettico su molte cose, soprattutto sullo scetticismo” Alfred Capus
“Partire è un po’ morire, ma morire è partire del tutto” Alphonse Allais
“L’uomo non è perfetto: non c’è da meravigliarsi se si pensa all’epoca in cui fu creato” Alphonse Allais
“Il caso è lo pseudonimo di Dio quando non vuole firmare” Anatole France
“L’amore è un colpo d’occhio, un colpo di reni e un colpo di spugna” Sarah Bernhardt
“A forza di vivere costantemente con qualcuno... si finisce per dimenticare un po’ la sua silhouette. Fate attenzione al giorno in cui vi fermate un attimo per allacciarvi le scarpe, la vostra compagna vi avrà oltrepassato di qualche metro...Lei è di spalle...cammina lentamente...voi l’osservate...la seguireste se non foste obbligati a raggiungerla?” Sacha Guitry
“Evitate di raccontare a vostra moglie le cattiverie subite dalle precedenti donne. Non è proprio il caso di darle delle idee” Sacha Guitry
“La scuola è quell'esilio in cui l'adulto tiene il bambino fin quando è capace di vivere nel mondo degli adulti senza dar fastidio” Maria Montessori
“Scuole: luoghi dove s’insegna ai ragazzi ciò che è indispensabile sapere per diventare professori” Sacha Guitry
“Per me la vecchiaia significa sempre quindici anni in più della mia età” Bernard Baruch
“Il futuro é già passato e non ce ne siamo nemmeno accorti” (Vittorio Gassman, nel film “C’eravamo tanto amati” di Ettore Scola, 1974)
“Le domande alle quali è più difficile rispondere sono quelle la cui risposta è ovvia” George Bernard Shaw
"Il senso comune altro non è che una serie di equivoci e fraintendimenti assimilati fino all'età di 18 anni" Albert Einstein
“Non sprecate troppo tempo a cercare gli ostacoli: potrebbero non essercene!” Franz Kafka
“Nell’amore di gruppo c’è il vantaggio che uno, se vuole, può dormire” Ennio Flaiano
“Gli italiani amano perdonare. Soprattutto le cose irreparabili che colpiscono gli altri...” Sebastiano Vassalli
“L’italiano ha un tale culto per la furbizia, che arriva persino all’ammirazione di chi se ne serve a suo danno” Giuseppe Prezzolini
“Il cattivo critico critica il poeta, non la poesia” Ezra Pound
“Il difficile, in una discussione, non è difendere la propria opinione, ma conoscerla” André Maurois
“Se un’idea è più moderna di un’altra, è segno che non sono immortali né l’una né l’altra” Carlo Emilio Gadda
“Non sono le idee che mi spaventano, ma le facce che rappresentano certe idee” Leo Longanesi
“«Con gli eunuchi si può parlare a lungo», diceva una donna dell’harem” Stanislaw Jerzy Lec
“Perché mai dobbiamo avere abbastanza memoria da ricordare fin nei minimi particolari quello che ci è capitato e non per ricordare quante volte lo abbiamo raccontato alla stessa persona?” François de La Rochefoucauld
“Di solito, il perdurare di un’abitudine è direttamente proporzionale alla sua assurdità” Marcel Proust
“Quando non si vede bene cosa c’è davanti, viene spontaneo chiedersi cosa c’è dietro” Norberto Bobbio
«Lei crede davvero che avere i soldi automaticamente porti la felicità?», «No, però nemmeno che automaticamente mi deprima» (dialogo fra Cameron Mitchell e Lauren Bacall nel film “Come sposare un milionario” di Jean Negulesco, 1953)
“Il problema è che per capire che non avevo talento di scrittore mi ci sono voluti quindici anni, ma non ho potuto farci nulla perché ormai ero diventato famoso” Robert Benchley
“ Nessuno ricorderebbe il Buon Samaritano se avesse avuto solo buone intenzioni: aveva anche i soldi” Margaret Thatcher
“Nessuna donna si sposa per denaro: sono tutte tanto astute, prima di sposare un milionario, da innamorarsene” Cesare Pavese
“Nulla necessita di cambiamento quanto le abitudini degli altri” Mark Twain
“Quando il direttore di un quotidiano va in ferie, corre il rischio che le vendite del giornale, in sua assenza, diminuiscano. Ma ne corre uno maggiore: che aumentino” Indro Montanelli
“È più facile spezzare un atomo che un pregiudizio” Albert Einstein
“Non far ricamare iniziali sulla biancheria, infastidiresti gli eredi” Mino Maccari
giovedì 12 luglio 2012
Avete fatto sognare un Paese intero. Grazie lo stesso!
venerdì 29 giugno 2012
Sogno o son desto? La partita più grande da Germania 2006
martedì 26 giugno 2012
IL BATTICUORE DI KIEV
martedì 19 giugno 2012
CE LA POSSIAMO GIOCARE CON TUTTI
mercoledì 2 novembre 2011
Giocare giocare al blackjack nei casino online
mercoledì 1 giugno 2011
Il Cav ha scoperto la vincibilità. E dunque? Che alternativa c'è?
lunedì 30 maggio 2011
Barcellona padrone d’Europa
Il Barcellona ha vinto il terzo titolo europeo in sei anni, confermandosi squadra irresistibile: potrebbe ripetere l’exploit di due anni fa, quando spazzolò tutto quello che c’era da vincere in campo nazionale e internazionale.
Il possesso palla dei catalani si è affermato ancora una volta: un modo di giocare difficile da contrastare per tutti gli avversari, specie per il Manchester, apparso subito “cotto”.
Tutti i blaugrana, dal fenomeno Messi ai più defilati ma geniali Iniesta e Xavi, a Villa e Pedro, hanno dimostrato ancora di essere i più forti.
Guardiola (a 40 anni il più giovane tecnico vincitore di due titoli europei) ha piazzato anche stavolta la sorpresa, schierando Abidal (meno di due mesi dal rientro in campo dopo aver battuto il cancro al fegato) terzino sinistro, mandando Puyol in tribuna e confermando Mascherano al centro della difesa.
Ferguson ha preferito giocare con due attaccanti, Rooney e Hernandez, schierando Giggs nella linea mediana. In porta Van der Saar, che si è ritirato senza l’ultima vittoria della sua prestigiosa carriera ma ha salvato l’United da una goleada.
Dopo dieci minuti di tentativi del Manchester di aggredire (senza conclusioni) l’avversario, il Barcellona ha cominciato a menare il torrone col suo possesso palla con i soliti Inesta-Xavi e Messi a comandare con rapide aperture su Alves (a destra) o Pedro (a sinistra). Gli inglesi hanno barcollato e i blaugrana hanno iniziato a cercare il tiro: 16′ Pedro (fuori), 20′ Villa (a lato), 21′ Villa (debole, parato).
Al 27′ il vantaggio dei catalani, conseguenza quasi inevitabile della loro superiorità: Xavi ha dato a Pedro sulla destra, controllo e interno destro sul primo palo.
La squadra di Guardiola si è addormentata per qualche minuto, dando la possibilità all’United di pareggiare con un’azione che si è svuluppata sulla destra da dove la palla è finita a Rooney, posizionato centralmente: uno-due con Giggs (in offside?) che gliel’ha restituita all’indietro, piattone destro che si è insaccato alla destra di Valdes.
Il Barcellona ha ripreso a giocare e a cercare il gol con Xavi e Iniesta. Due volte Pedro e Messi non sono arrivati a insaccare su traversone basso da destra. In due parole: primo tempo su ritmi alti, Barcellona più appariscente, United un’azione e un gol.
I blaugrana hanno cominciato con aggressività la ripresa. Iniesta al 7′ ha servito Alves sulla destra in area e Van der Saar ha salvato in uscita: una grande occasione.
Poi il gol di Messi, sempre ispirato da Iniesta: il sinistro del fuoriclasse argentino è risultato imprendibile per il portiere olandese. In fondo è stato un gol prevedibile e meritato.
Van der Saar al 19′ ha salvato di piedi a terra su sinistro di Messi. Ma la difesa inglese (Vidic, lo stesso Ferdinand) è apparsa in grande difficoltà contro l’attacco blaugrana: Valdes ha tentato il gol di tacco al 20′. Un destro di Xavi, poco dopo, ha fatto volare il portiere dell’United sulla destra. Iniesta ha sparato da fuori centrale: la squadra di Ferguson ha dato l’impressione di essere in balia dell’avversario.
Per l’infortunio di Fabio è entrato Nani. E il Barca al 25′ ha messo definitivamente le mani sulla Champions: Busquets a Villa che da fuori l’ha messa di destro a effetto nell’angolo alto alla sinistra di Ven der Saar.
Il Manchester ha cercato di riaprire la partita con Rooney e Nani, reclamando un rigore per un mani di Villa (nel primo tempo aveva toccato anche Evra col braccio). Gli inglesi hanno incassato signorilmente il ko: troppo forte il Barcellona, giusto così.
venerdì 31 dicembre 2010
BASTA RUBARE FUTURO AI GIOVANI
La differenza sta nel fatto che dieci anni fa avevamo tutti - individui e popoli, nazioni e continenti - meno paura del futuro. Entravamo nel nuovo Millennio con il coraggio e la voglia di affrontare nuove sfide, mentre oggi guardiamo a ciò che ci aspetta con sempre meno fiducia e molta più angoscia, nonostante le grandi conquiste tecnologiche, scientifiche e mediche. Non è solo questione di Pil o di tassi di disoccupazione, di debiti pubblici o di crac bancari, di contabilizzazione dei profitti e delle perdite. I tecnicismi delle politiche economiche nazionali e dei consessi internazionali possono tamponare le falle, ridurre i danni, evitare momentaneamente i crac, ma è ormai del tutto evidente che la crisi da smarrimento richieda altre terapie e altre risposte, soluzioni diverse e più strutturali rispetto alle crisi cicliche.
Se non ripenseremo a come possiamo e dobbiamo vivere su questo pianeta; se non riusciremo a riequilibrare anche con misure drastiche il rapporto tra risorse (non inesauribili) e consumi; se non saremo capaci di rallentare, fino a invertire, la folle corsa verso una crescita infinita e illimitata; insomma, se non cambieremo modello di sviluppo, stili di vita, valori e modelli culturali oggi egemoni, la paura verso il futuro aumenterà. E non ci sarà politica economica che tenga.
Sembrava che la grande crisi globale degli ultimi anni avesse aperto gli occhi non solo a governanti ed economisti, ma anche all'uomo comune per un ripensamento profondo del modo di vivere e del modo di stare sul pianeta, ripristinando un corretto rapporto tra leggi dell'economia e leggi della natura. Un ripensamento reso sempre più necessario anche per risarcire le future generazioni, per lasciare loro un mondo dove costruirsi una vita, come hanno fatto le generazioni precedenti con noi. Ma quell'iniziale intuizione si è andata perdendo per strada. Continuiamo a rubare, giorno dopo giorno e anno dopo anno, dosi massicce di futuro ai nostri eredi; abbiamo pesantemente ipotecato le loro propettive e abbassato, fino ad annullare, i loro orizzonti scegliendo di vivere al di sopra delle
nostre possibilità e al di sopra delle possibilità consentite dall'ambiente.
Anche oggi, nei (vani) tentativi di superare con le “tecnicalità” la grande crisi economica, continuiamo a mostrare - come generazioni adulte - il lato più egoistico ed egocentrico, a tutto svantaggio di chi ci succederà. E senza pudore, mostriamo pure di indignarci quando i nostri eredi, che hanno definitivamente capito che cosa riserverà loro il futuro, ci presentano il conto - a Londra come a Roma, a Parigi come ad Atene - con tutta la rabbia che hanno accumulato.
In questo scenario globale non proprio esaltante, l'Italia è sempre più risucchiata nella spirale del declino, in parte intrecciata a quella che stringe l'intero Occidente, in parte alimentata dai suoi ritardi storici e dal deficit di governo che da sempre la contraddistingue. Per troppo tempo siamo rimasti impantanati nella frattura berlusconismo- antiberlusconismo senza che nessuna seria e vera riforma - al di là della propaganda - abbia spinto il Paese a modernizzarsi. Il bilancio fallimentare dei governi di centrodestra e dei governi di centrosinistra spingerebbe in paesi normali a cambiare in fretta e con decisione pagina, a riformare (non necessariamente ad abbandonare) un bipolarismo che ha mancato finora la sua missione.
Prevalgono, invece, i tatticismi, i trasformismi, i politicismi anche tra quanti hanno professato in questi anni - producendo, invero, molti guasti e provocando molti guai alla democrazia italiana – l'antipolitica.
Nell'ultimo anno, come nei precedenti, tra scandali a palazzo, rotture fratricide nell'ex maggioranza, voti di fiducia al fotofinish e vergognoso mercato dei parlamentari, di tutto si è parlato tranne che dei problemi veri del Paese. E tutto lascia prevedere che nei prossimi mesi lo scenario non cambierà. L'unica forza politica che continua a incassare i più sostanziosi dividendi del governo è la Lega, non a caso il solo partito a non temere, anzi a invocare le elezioni anticipate per rafforzarsi ulteriormente. Quest'anno si è portata a casa, a tutto danno del Mezzogiorno, le quote latte, la grandissima parte dei fondi del Cipe per opere e infrastrutture nelle regioni e nelle città del Nord, il passaggio ad un federalismo fiscale più punitivo che solidale, colpo mortale per gran parte dei Comuni del Sud.
Difficile, dunque, essere ottimisti con la ragione. Si può e si deve esserlo, però, con la volontà, senza rassegnarsi al fato ma inseguendo in modo ostinato ciò di cui ha più bisogno in questo momento il nostro Paese. Prima di tutto, due grandi patti nazionali: un patto Nord-Sud che porti alla riunificazione vera dell'Italia e un patto generazionale, tra adulti e giovani, che garantisca un futuro a chi verrà dopo di noi. Patti che costano sacrifici e rinunce per tutti, soprattutto per chi ha già avuto e ha ipotecato il futuro delle giovani generazioni, in particolare quelle meridionali. Non sarà facile stabilire da dove cominciare, sappiamo però come cominciare. Ci ha aiutato nei giorni scorsi il presidente della Repubblica, ancora una volta lungimirante nell'indicare la strada. Ha convocato al Quirinale una delegazione di studenti e ricercatori in lotta per ascoltare le loro ragioni, lanciando così un preciso messaggio al Paese: il futuro va deciso assieme a loro, non contro di loro. Va deciso insieme ovunque, in famiglia come nelle grandi scelte politiche. E con l'ottimismo della volontà. Auguri.
mercoledì 24 novembre 2010
Il fango non c'entra, è la macchina dell'odio che ci invita allo scannatoio
Il terremoto politico degli ultimi mesi ha insinuato i meccanismi della macchina dell’odio nella piega di antiche amicizie, di sodalizi consolidati, di tensioni ideali improvvisamente scopertisi poco più che case di cartapesta, buttate giù dal soffio di un aggettivo malefico, una scelta non condivisa, una diversa valutazione sullo stato di salute della maggioranza di governo o dell’Italia. L’amico di un tempo diventa all’improvviso servo, servo sciocco, cameriere, nemico per la pelle, vittima da scannare e il suo scalpo il trofeo da gettare sul tavolo al centro dell’osteria. In questo scenario sboccia in forma quasi naturale, ovvia conseguenza di questa catastrofe linguistica, la pianta velenosa di termini pericolosissimi: tradimento e guerra civile. L’amico diventa traditore, addirittura «traditore della patria», bandito dai tratti deformati. A destra, tradimento e guerra civile sono termini pericolosissimi. Evocano rimossi mai troppo rimossi, il vocabolario di ferite antiche e simboli mortiferi, l’odore sanguinolento dello scannatoio. La macchina dell’odio questo lo sa e sobilla questa mobilitazione del risentimento, strappa idee e corpi alla normale dialettica politica e li ripresenta nella forma ultimativa dello scontro con il nemico oggettivo. Prima regola: il nemico oggettivo va eliminato, e il suo ricordo cancellato dall’album di famiglia. La macchina dell’odio è un agente inquinante che uccide la politica con la scusa di esaltare le passioni.
mercoledì 17 novembre 2010
Diffidate degli zeloti antiberlusconiani, l’Italia è ancora pazza del Cav
lunedì 18 ottobre 2010
Dennis Lind secures Formula Ford Festival honours
Lind made a great start to the deciding race along with Scott Pye while Scott Malvern moved up to third on lap three. Lind moved clear at the front, and set the fastest lap while clear of his opposition. He had to keep a watchful eye over Scott Pye though, who began to close in the middle stages of the race. The Dane held his nerve though to add his name to the illustrious list of Festival winners, with Pye finishing second. Tio Ellinas claimed the final spot on the podium, with Scott Malvern fourth. Elsewhere, Josh Hill finished seventh after a trying weekend that saw him black flagged in the second semi final for ignoring a drive through penalty.
There was drama before the race even began as Peter Dempsey pulled off on the warm up lap with a suspected drive shaft problem, while Scott Malvern lost third place on the final lap after running wide exiting Clearways. Zetec honours were claimed by Julian Hoskins, with Neville Smyth the winner of the Kent category.