Tre punti che inteneriscono il cuore dei 300 spettatori presenti sugli spalti del ‘Comunale’ della Città Bianca. Tre punti che cominciano a fare simpatia, affetto, calore. E che porta idealmente (soltanto idealmente) alla radice del gioco. Il calcio è anche questo. Ma non può essere solo questo. L’Ostuni riscopre la dolcezza della vittoria interna (2-0), dopo tre pareggi e due sconfitte precedentemente racimolate tra le proprie mura. Accade in un pomeriggio umido e appiccicoso. Succede contro il Pomigliano, che esprime valori tipicamente di categoria inferiore (molti slanci, poca organizzazione, poca qualità). E che forse è la sintesi tecnica più corretta di questa Serie D, dove ormai si gioca un calcio che s’infrange, che diventa frammento, che perde unità d’intreccio, che non arriva a destinazione. Un calcio che non accende speranze.
L’Ostuni, allo stato, è ancora fuori contesto. Ma da domenica sembra meno distante da una dimensione di squadra. Ora ne possiede i sintomi. Non è certo, però, che si sviluppi la malattia. Intendiamoci: non c’è una nuova verità sull’Ostuni. Si è sempre nell’emergenza tecnica, che poi è figlia degenere dello sfacelo societario. Ma qualcosa si scorge. Gli ultimi innesti aggiungono un po’ di sostanza. Non fanno ancora squadra. A centrocampo Marino riesce a tenere e gestire la palla, in attacco De Palma offre il suo sostegno. Chi ha perso, invece, è Malagnino, che, schierato in attacco nel 4-4-2, non è stato messo nelle condizioni di esprimere le sue maggiori virtù, facendo registrare la prima prova opaca di questa stagione.
Ma dominare la scena è sempre la situazione societaria. Non esiste trasparenza in seno al sodalizio: non ci sono notizie chiare, non esiste l’area comunicazione, si può dire e scrivere solo in base alle voci di popolo. Dopo la sconfitta di Caserta, nessuno ha saputo spiegare se Andrea Lombardo fosse stato esonerato o si fosse dimesso. Si è parlato di un ritorno in panchina di Enzo Carbonella, poi lasciato in stand-by. Domenica in panchina era seduto Marcello Prima, fino ad allora allenatore in seconda di Lombardo. A distanza di qualche giorno ancora non si sa nulla. E’ ora che si completi la trasformazione della società, prima che diventi troppo tardi: che venga tirata fuori dalla confusione, che venga rinforzata con gli uomini giusti.
Ed è anche ora di aprire la squadra alla città: di toglierla dall’isolamento. Altrimenti si torna alla casella del via, in un’infinita e sfinente partita di Monopoli.
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