C’è sempre qualcosa da fare, anche quando il calcio non sembra offrire risposte. E continua a porre le stesse domande: sui limiti, sulla tenuta, sulla pochezza. Il Fasano perde. E quando una squadra perde, va comunque discussa. Non è affatto ozioso chiedersi perché. Tentare di capire ciò che resta da capire, oltre alle verità rivelate, quelle che rimandano alla modestia tecnica in un organico palesemente inadeguato. Se ci limitiamo a sottolineare l’ovvio, arriveremo in fondo a questa attesa forzata con poche certezze e tantissimi dubbi. Conviene, invece, cominciare a chiarire qualche equivoco e a sciogliere qualche nodo. Perché è sicuramente vero che in giro ci sono pochissime squadre ai livelli del Fasano, ma è altrettanto certo che la cura delle proprie imperfezioni sembra una prerogativa soprattutto del Fasano. La qualità non è allenabile. Ma l’attenzione sì. E una squadra attenta, massicciamente concentrata su quello che sta facendo, i gol prima dello scadere li evita. E’ un lungo vagare verso nessuna meta. Come vivere costantemente sul bordo di uno sbaglio. Sapendo che prima o poi l’errore arriverà e vanificherà ogni condotta. Anche la meno comprensibile. La difesa a difendere, il centrocampo a cucire gioco in spazi spesso sconfinati, l’attacco a tentare timide sortite. Manovra, niente. Solo innocui tiri dalla distanza. Tiri che sembrano partire forte e che, invece, arrivano piano. E lanci lunghi, puro disservizio per qualsiasi punta, non solo per l’evanescente Evacuo o per l’impreciso Capocchiano. Una squadra così, nell’impossibilità quasi fisica, oltre che tecnica, di costruire calcio, non ha futuro. Per quello bisognerà attrezzarsi, ricorrendo a dosi massicce di rinforzi. Il problema è il presente, le partite che restano prima della riapertura del mercato. Il problema è capire se continuare a giocare così darà diritto ad un futuro diverso. Perché il Fasano perde, allontanandosi dalla realtà del campionato. Subisce danni, riporta ammaccature, si fa male. Va in crisi di consapevolezza. Di tutte le crisi, la peggiore. Perché avvilisce, svuota, rende impotenti.
A Bacoli il Fasano perde tutto (identità, connotati, partita): un gol su rigore e una fitta di situazioni propizie lasciate malinconicamente sfiorire. Sfiorito: ecco la sintesi fotografica del Fasano a Bacoli. Una squadra afflosciata sulla propria instabilità. Nessuno ha colpe. Né i giocatori, catapultati in una dimensione forse superiore ai propri mezzi. Né il tecnico, sul cui operato conviene ancora tenere sospeso il giudizio. Ma tocca proprio a Gabriele Geretto cercare quello che non può esserci. Dare vita a qualcosa che non esiste.
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